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Ho passato la mia gioventù all'ombra delle tre ciminiere della centrale a carbone Eugenio Montale (curioso il binomio tra poesia e combustibili fossili) della Spezia, in un quartiere popolare operaio chiamato "Melara" (il cui nome è sopravvissuto a differenza dell'azienda da cui ha avuto origine, O.T.O. Melara, ma questa un'altra storia) Le tre ciminiere sono diventate due, e poi una. Pian piano le cose migliorano, le centrali si desolforano, si decarbonizzano e si metanizzano, sperando che non sia troppo tardi per il clima dei nostri figli. Eppure quell'unica ciminiera mi dà sempre un'emozione, quando esco dalla Cisa e da un mare torno all'altro, dai sardoncini torno alle acciughe, e dalla piadina torno alla focaccia. E da mia mamma. Questo per dire che un po' si può amare anche l'ex Ilva, e che la scelta ovvia tra lavoro e salute non è così facile come per chi guarda da lontano.

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