☳ Polpette n°317
Concrete jungle where dreams are made of / There’s nothin’ you can’t do / These streets will make you feel brand new / Big lights will inspire you
questa è Polpette, la vanzletter
di notizie è pieno il mondo, ma anche di polpette
non è che adesso pure le Polpette mi parlano di Zohran, vero? ma certo che sì: una volta che dagli USA arriva una ventata di socialdemocrazia fresca figurati se non mi ci ficco - solo non chiamarmelo socialismo perché non è il caso: tra Europa e USA socialismo significa cose diverse: va bene così.
una ventata ancora da verificare, perché finora Mamdani ha detto cosa vuole fare ma non come ha intenzione di farlo. che però abbia i numeri per farlo ci son pochi dubbi, visto che il New York Council ha questa composizione qui.
francamente, a me basterebbe anche solo che dimostrasse all’Europa che il trasporto pubblico gratuito SI PUO’ FARE.
in ogni caso, in bocca al lupo a Zohran, a Rama e a tutto un movimento in fieri che partendo dalla California e dalle amministrazioni DEM delle città del nord (NYC, Chicago, Boston) costruisce una resistenza al trumpismo, ma soprattutto una nuova idea di società negli States. che ci piace pensare sarà meno crudele, meno armata, meno darwiniana. più solidale, più tollerante, più accogliente.
più del trumpismo, certo, ma anche più di prima del trumpismo.
la prossima verifica elettorale sono le midterm tra un anno, durante il quale possono succedere tante cose: la più probabile è uno scontro tra potere esecutivo e giudiziario e conseguente crisi istituzionale che, da irresponsabili fremdschämer quali siamo, guarderemo con i popcorn in mano.
c’entra niente con Mamdani ma vi avevo promesso un explainer sull’aceto balsamico ed eccolo qui:
il 99,9% dell’aceto balsamico che trovi nella grande (ma anche piccola) distribuzione fuori dalla provincia di Modena non è vero aceto balsamico.
il balsamico prodotto come aceto secondo la ricetta originale ha sull’etichetta la scritta aceto balsamico tradizionale. se non c’è quella, si tratta di semplice mosto di vino addensato (spesso con caramello), cioè una sostanza che assomiglia al vero balsamico per appiccicosità e colore, ma non davvero come sapore. il condimento balsamico industriale è uno sciroppo denso e dolciastro che ha poco a che vedere con l’aceto (che in quanto tale dovrebbe essere acido).
la differenza si vede anche nel prezzo: il cosiddetto aceto balsamico industriale da supermercato è prezzato a partire da 2 o 3€, è troppo liquido e si può produrre dovunque nel mondo, non essendo protetto. sì certo che ci puoi condire l’insalata: basta che non me lo chiami aceto balsamico.
il balsamico un po’ più pregiato è quello con cui gli chef scarsi rovinano i piatti con i ghirigori: viene via a 11-18€ (250 ml), è prodotto nella provincia di Modena ed è sicuramente migliore come gusto, ma resta nel campo dei condimenti. questo lo trovi forse nei migliori supermercati.
il vero aceto balsamico tradizionale vien via dagli 85 ai 130€ per 100ml nelle versioni più diffuse e va a salire a seconda di marchio e invecchiamento, anche se in Emilia si può trovare in white label nella grande distribuzione a prezzi inferiori (al Conad è a 27€ per 100 ml).
consiglio: prova prima quello comprato - anche online - al Conad (la COOP non mi pare l’abbia in distribuzione). poi se ti piace, passa a Modena da Giusti in Piazza Grande o da Malpighi in piazza Roma (ancora meglio a Spilamberto, luogo d'origine) e regalati il tradizionale vero. investi 80€ in un aceto da degustazione che metterai a gocce sul parmigiano invecchiato, sulle scaloppine o sulle fragole.
ma anche in tutti gli altri casi, va bene, nessuno ti giudica.
La catastrofe climatica si manifesterà come una serie di disastri visti attraverso le fotocamere degli smartphone, ripresi sempre più vicino a te, fino a che non sarai tu a filmare.
Le Polpette della settimana
altre nuove proiezioni: +3°C entro la fine del secolo
il nuovo Emissions Gap Report di UN environment programme racconta, se leggo correttamente, che tutti gli sforzi messi in atto finora (soprattutto in EU sulla riduzione delle emissioni, e in Cina in forma di sostituzione del fossile col fotovoltaico) ammontano ad appena una riduzione del riscaldamento di -0,3/-0,5°. restiamo quindi in linea, come previsioni a fine secolo, con una forchetta tra +2,8° e +3° sulla media preindustriale (Nota Bene che gli effetti sul clima che vediamo oggi sono il risultato di meno di un grado e mezzo di riscaldamento).
il report 2025 di The Lancet sugli effetti della catastrofe climatica indica che già oggi siamo esposti al 300% in più di probabilità di ondate di calore estreme, con un aumento del 63% degli attacchi cardiaci a causa delle temperature estreme: 546.000 decessi all’anno globalmente, cioè quasi il triplo dei morti di covid in Italia, per dare una misura.
è inoltre registrato un aumento sensibile di disturbi fisici e mentali causati dall’esposizione al calore nelle ore diurne, e dall’insonnia dovuta al calore notturno. la prospettiva è quella di una società costretta sempre più a vivere in ambienti chiusi condizionati per l’intera stagione estiva - e i consumi elettrici relativi, e il disagio sociale derivante. in pratica, un lockdown estivo permanente.
secondo il climatologo Leon Simons possiamo ragionevolmente aspettarci di raggiungere i +3° entro un quarto di secolo (2050) e fino a +4° entro fine secolo. +3 o +4° è persino difficile immaginare cosa implichi.
la teoria più diffusa sul dietrofront di Bill Gates della settimana scorsa è forse attribuibile al fatto che ormai dà per acquisti almeno +2,5° con le politiche attuali, e in un momento di disinteresse e scarse risorse preferisce concentrarsi sull’adattamento che sulla mitigazione.
UNPO: le Nazioni e i Popoli Non Rappresentati
è un’organizzazione non governativa internazionale democratica i cui membri sono popoli indigeni, nazioni occupate, minoranze e Stati o territori indipendenti a cui manca una rappresentazione diplomatica internazionale.
comprende numerose comunità locali che richiedono l’autodeterminazione o rivendicano qualche forma di autonomia, di solito non riconosciuta. tra i più vicini a noi troviamo la Bretagna, la Catalogna e la Savoia, regione tra Francia e Italia che ha qualche pretesa autonomista. Savoia deriva da Sapaudia ovvero “paese coperto di abeti” (questa l'ho letta così e mi son fidato).
ci sono poi popoli e territori dal suono esotico e salgariano (i Tatari di Crimea, gli abcasi, il Gilgit–Baltistan, i Rehobot Basters della Namibia) e situazioni più note come Taiwan, il Kurdistan, il Tibet.
è una lista interessante e varia, che comprende anche, sorprendentemente, il District of Columbia degli USA, distretto federale rappresentato da una delegazione parlamentare, che non è parte di nessuno Stato degli USA ma un territorio indipendente sotto la diretta giurisdizione del Congresso. e anche il distretto più democratico degli USA: per dire, Obama ha preso il 92.46% dei voti. non ho idea di che ulteriori mire autonomiste possa avere, però.
correlato: le mani di Putin sulla Savoia
tra gli sforzi del governo russo per destabilizzare l’Europa (sabotaggi, attentati, varie operazioni dei servizi russi) c’è l’attività di finanziare e alimentare i movimenti separatisti, in particolare francesi, tra cui appunto quello savoiardo.
chi conosce un po’ l’indipendentismo alto-savoiardo, che da noi tende a sbordare soprattutto in Valle d’Aosta, sa che si tratta più che altro di un fenomeno dovuto al forte consumo di genepy.
l’autoritarismo digitale turbocapitalista criptofondato, spiegato bene
ovvero How Tech Billionaires Are Building a Post-Democratic America — And Why Europe Is Next. una lettura istruttiva sull’offensiva antidemocratica dei miliardari picchiatelli della Silicon Valley, le sue radici nell’industria bellica e della sicurezza. parafrasando Kubrick diremo che il tecnopatriottismo è l’ultima spiaggia delle canaglie.
qui tradotto automagicamente in italiano, se preferisci.
le notizie riflettono correttamente le cause di morte?
questo è un discorso complesso perché parte da un assunto perlomeno discutibile, cioè che i media dovrebbero dare risalto alle notizie in base alla loro effettiva capacità di causare vittime. ma l’informazione non funziona così: la rilevanza informativa non sta (solo) nel numero globale di vittime causate da un fenomeno, ma dalla sua notiziabilità, cioè interesse per il pubblico locale.
è però vero che i media dedicano una rilevanza sproporzionata a fenomeni marginali come l’omicidio, che rappresenta meno dell’1% delle cause di morte, o il terrorismo (0,001% negli USA, in Europa probabilmente tracce non rilevabili).
l’unica causa di morte raccontata in modo rappresentativo sono gli incidenti, tutte le altre principali cause di morte cioè infarto, cancro, ictus, malattie del tratto respiratorio inferiore (polmoniti?) Alzheimer e diabete sono sottorappresentate sulla stampa in quanto poco notiziabili.
COVID è ancora sovrarappresentato in quanto minaccia venuta dal nulla che non ci aspettavamo. per fortuna almeno sono spariti dalla stampa USA gli attacchi degli orsi.
3I/Atlas continua a sorprenderci
accelerando in modo inaspettato (è passato da 209,000 a 244,000 km/hr) e non coerente con le spinte gravitazionali che riusciamo a calcolare, e cambiando traiettoria, pare a causa di emissioni di gas contenuti al suo interno.
definibile in pratica come un grosso siluro scorreggione, tornerà ad essere più visibile alla fine di novembre, quando avremo tutti i telescopi pronti per capire se è solo una cometa o un’astronave d’attacco aliena. sta roba è un trip.
letture lunghe ma che gratificano
it’s the population, stupid
un lungo pezzo di Adrian Monck (ex CBS, ex Sky, ex World Economic Forum) che spiega quella che chiama la Trappola dell’Automazione, cioè il fatto che USA e Cina, con dazi da una parte e automazione dall’altra non stanno salvando il sistema industriale globale perché il problema è demografico, quindi di consumo, e non di investimenti. merita la lettura per chi (pochi) si appassiona con l’analisi economico industriale. volendo qui autotradotto in italiano (non garantisco che abbia senso al 100%).
MTV Was a Lot Like Kabul
il racconto dell’allora CEO di MTV di un periodo folle di party selvaggi, trendiness a manetta e spese folli, eccessi di tutti i tipi (alcolici, narcotici, sessuali) negli studi del canale TV allora più figo del mondo.
che aveva anche un dipartimento di produzione cinematografica con prodotti generazionali come Save the last dance, Beavis and butthead, Jackass, Napoleon Dynamite, e chiaramente tutte le serie e i reality passati sulla rete.
il 10 ottobre scorso MTV ha annunciato la chiusura definitiva degli ultimi canali europei.
in arrivo il primo vero sistema operativo per smartphone open source e free
si chiamerà Librephone e sarà prodotto da Free Software Foundation, organizzazione senza scopo di lucro fondata da Richard Stallman con l'obiettivo di superare il copyright.
YKK ha inventato la zip nuda
YKK, multinazionale giapponese con 45.000 dipendenti e un fatturato di 6 miliardi di euro, è il più grande produttore di cerniere lampo, ma proprio tipo che otto su dieci nel mondo le producono loro. tanto che nel 2007 è stata indagata per monopolio dall’UE.
oggi annunciano di avere inventato la cerniera senza nastro, cioè quella fettuccia laterale che si usa per cucire la cerniera al capo di abbigliamento. ora la fettuccia non c’è più e la cerniera si ingloba magicamente nel tessuto (in realtà è sempre una cucitura al tessuto, solo che è invisibile). i vantaggi elencati (”minori emissioni, minor peso”) mi paiono poco rilevanti, ma va detto che esteticamente è molto più gradevole.
gli sticker di Family Mart sono scaricabili
Family Mart è una delle catene di konbini (minimarket, diremmo noi) che sono la spina della distribuzione locale giapponese e asiatica. ha iniziato una campagna molto aggressiva di non-spreco (quella pratica per cui nel tuo supermercato trovi i prodotti in scadenza con lo sconto del 30 o 50%) e ha creato, con tipico spirito fumettistico giapponese, dei graziosi sticker con un onigiri in ansia per la paura di scadere.
sono graziosi e si possono scaricare liberamente dal sito.
i prodottini della settimana: non è ora di cambiare orologio?
secondo me si possono individuare tre possibili categorie di lettrici di questo consiglio:
1) la fan dell’orologio tradizionale a lancette, forse automatico, che manco le passerebbe per la testa di avere uno smartwatch, e quella la lasciamo stare.
2) la convertita allo smartwatch che ha già scelto la sua parrocchia (Apple watch, Garmin, Google Pixel, Samsung Galaxy, Huawei, Amazfit) e non sarò certo io a cercare di convincerla a cambiarlo. anche quella la lasciamo stare.
3a) chi ha già uno smartwatch ma non è fanboy o fangirl e quindi accetta suggerimenti, e 3b) chi è ancora sull’orologio a lancette senza averne il feticcio ed è interessata a provare lo smartwatch. a quest’ultima mi permetto di fare il seguente discorso:
uno smartwatch è esattamente uguale a un orologio normale, ma fa un casino di cose in più, se ti interessano. ti dice quanti passi hai fatto oggi, quante calorie hai bruciato a che frequenza cardiaca e se sei in linea con le raccomandazioni OMS. traccia la frequenza cardiaca quando fai qualunque tipo di sport, anche il nuoto. ti dice (e monitora nel corso della giornata/settimana/mese) il livello di stress. se sei disposta a indossarlo a letto, ti dice quanto e come hai dormito. se vuoi, ti monitora il ciclo. nel caso degli ultimi modelli, ti dice anche la pressione arteriosa e se soffri di iper- o ipotensione. ti ricorda quando è ora di bere acqua o di alzarti in piedi e altre 37 cose che non sto a elencarti qui.
tutte queste cose valgono investire 100 euri, imparare a usare qualcosa di nuovo, e caricarlo ogni una o due settimane? se sì, continua a leggere, altrimenti ciao, alle prossime Polpette.
se sei ancora qui, mi permetto di proporti tre modelli un po’ fuori dai soliti noti:
Amazfit Active 2 (130€)
(che è il modello che probabilmente prenderei oggi, anche per ragioni estetiche). oltre a quanto scritto sopra, navigazione sulle mappe via GPS in tempo reale. disponibile in formato rettangolare e rotondo. pagamenti via NFC (a contatto). lo carichi ogni 2 settimane.
CMF watch 3 pro di Nothing Phone (107€)
anche se non hai un Nothing phone, perché Nothing in questo momento ha il miglior rapporto qualità prezzo. fa cose simili a quelle sopra attraverso l’app Nothing X. 10 giorni di autonomia. secondo il sito Nothing avrebbe anche l’integrazione con chatGPT, cioè tu chiami “hey GPT” e lui ti risponde. GPT (o Gemini, quello che usi) ti sente grazie al microfono, ti parla attraverso lo speaker (o gli auricolari), vede attraverso la fotocamera dello smartphone.
Xiaomi Watch S4 (124€)
basato su WearOS cioè il sistema operativo dedicato su Android di Google. fa, di nuovo, le cose di cui sopra, con in più la garanzia della massima integrazione con Android. come nel caso di Zepp di Amazfit, WearOS si integra con GoogleFit e Health Connect per un monitoraggio completo delle attività fisiche e della salute.






